venerdì 25 aprile 2008

Le sue materie oscure


Comincio con un mio errore. Ho appena terminato di leggere in lingua originale l'ultimo libro della trilogia fantasy di Philip Pullman, trilogia che nella mia mente ho sempre chiamato "le sue materie oscure", e che invece, scopro ora, in Italia è stata tradotta come "queste oscure materie". Peccato, preferivo la mia traduzione mentale.
Il titolo, e non solo quello, trae ispirazione da un verso del "Paradiso Perduto" di Milton:
"Unless the almighty maker them ordain
His dark materials to create more worlds"

Con la sua lotta tra Satana e Dio, con la gigantesca ed eroica figura dell'angelo ribelle, coi suoi riferimenti pagani e mitologici, il grande classico della letteratura inglese è un po' il padre adottivo della creazione di Pullman.
E' difficile sintetizzare in un solo commento leggibile - anche se finora di lettori se ne contano meno che di non indagati in parlamento - 3 libri densi di avvenimenti e piuttosto diversi tra di loro. Per non parlare del film che ci si è messo in mezzo.
"Queste oscure materie" (lo ripeto per memorizzarlo) mi ha decisamente sorpreso per la sua maturità: rispetto ad altri fantasy, che sono soprattutto godibili per il brillante concatenarsi delle azioni, Pullman regala una riflessione più vasta e ambiziosa. Nella trilogia c'è il tentativo di smontare e ricostruire momenti della mitologia pagana e cristiana e di reinterpretare il rapporto tra uomo e divinità, tra libero arbitrio e destino supremo. Può piacere o no, può essere più o meno criticabile, ma è stato proprio questo a muovere la mia lettura: il desiderio di capire la teologia e la cosmologia dell'autore britannico.
Uno dei pilastri portanti del libro è la teoria degli universi paralleli, che oltre ad avere grande fascino per gli scrittori, ha tra i suoi sostenitori alcuni fisici e studiosi di meccanica quantistica.
Nel libro i personaggi si muovono, con mia grande invidia, tra infiniti mondi comunicanti: alcuni abitati da uomini come noi, altri abitati da uomini come noi ma dotati di daemon (ovvero un animale inseparabile e perfettamente empatico), altri da streghe (vecchissime, bellicose e sensualissime), altri da angeli (alcuni dei quali sono omosessuali), altri da sciamani (mestiere che non vi consiglio di intraprendere, è un po' doloroso).
Il primo libro "La bussola d'oro" mi è sembrato fresco, originale, intrigante; il secondo "La lama sottile", il mio preferito, è più scuro, più complesso, più ambiguo; il terzo "Il cannocchiale d'ambra" è piuttosto complicato, mirabolante ma anche un po' faticoso.
Devo dire che alla fine la "teologia" di Pullman non mi ha convinto fino in fondo, ma penso sia normale quando si punta molto in alto e si vanno a toccare archetipi della cultura: ma è proprio è il tentativo di creare qualcosa di ambizioso che ho molto apprezzato.
Sicuramente di questi libri tratterrò nella mente alcune immagini formidabili (attenzione, potrebbero essere spoiler): il tabù infranto di toccare il daemon altrui, il dialogo tra Mary Malone e gli angeli a Oxford, la ferocia dei bambini che vogliono il coltello, la fragilità di Dio, i colori delle libellule nel regno dei morti, l'assoluzione del prete prima che commetta un omicidio, la curiosità delle Arpie, la morte come sollievo, la lealtà delle spie, il cannibalismo come rituale di sepoltura.
Nella mia mente devo ancora ricollegare tutti i pezzi che ha seminato Pullman, come il nuovo ruolo di Eva, il nuovo ruolo del serpente, la nuova battaglia degli angeli contro Dio, ma mi fa molto sorridere leggere che l'autore è rimasto un po' seccato perchè tutta la polemica da parte della Chiesa se l'è presa Harry Potter e a lui è rimasto ben poco.
Sconsigliato a chi non vuole aspettare tre libri prima di capire come va a finire.
Consigliatissimo a chi pensa che un mondo solo non basti e che la chiesa sia un'autorità dispotica che nulla ha a che vedere con la verità.
La morale: vivete intensamente, avere qualcosa da raccontare vi servirà nell'aldilà.

Note sparse: il film tratto dal primo libro è nettamente inferiore al testo. Troppo tropicale, colorato, conciliante rispetto allo spirito del libro. Peccato perchè il cast con la Kidman-Coulter, Craig-Asriel, Green-Pekkala sulla carta era ottimo.
Il primo libro l'ho comprato a Ullapol, una sperduta cittadina scozzese con una simpatica libreria e un bel paesaggio. Il secondo l'ho comprato alla Feltrinelli, con una simpatica ragazza che mi ha detto "leggere questo libro ti cambierà".
Uno dei fondatori della teoria dei ""molti mondi è Hugh Everett III, padre del cantante degli Eels.
Milton, oltre a essere ispiratore di Pullman, e uno dei padri della letteratura inglese, è anche uno degli autori che ha arricchito di più la propria lingua: l'elenco dei neologismo da lui creato è impressionante! Terrific!

foto: http://picasaweb.google.com/ewbaxter/20071018ScotlandHoliday2007/photo#5131729828768908450

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